SHXCXCHCXSH: SsSsSsSsSsSsSsSsSsSsSsSsSsSsSs. Chi avrà letto il titolo senza sapere di cosa si parla, o meglio di chi si parla, mi avrà preso per matto. Chi invece conosce questi artisti sa che c’è qualcosa di folle in tutto ciò che li identifica e risiede nelle menti del criptico duo svedese, SHXCXCHCXSH. Dopo Linear S Decoded tornano su Avian, etichetta che fa capo a Shifted, con un disco che è tutto un programma già dal titolo (e dalla tracklist): SsSsSsSsSsSsSsSsSsSsSsSsSsSsSs. Ci approcciamo al disco e l’artwork degli SHXCXCHCXSH ci tocca da subito.
La copertina di SsSsSsSsSsSsSsSsSsSsSsSsSsSsSs riporta la tracklist, 15 tracce, nominate con una sequenza sempre uguale e crescente di S, alternando perfettamente maiuscole e minuscole, vuole comunicare qualcosa, forse un codice, la relazione con l’album precedente che si chiamava Linear S Decoded, o forse mostrare che il titolo di un qualsiasi cosa è inutile, voleva attirare attenzione sul particolare o l’esatto contrario?
Passiamo all’ascolto, se ci fossero stati dubbi sul fatto che i SHXCXCHCXSH non lasciano nulla al caso, le prime due tracce li spazzano via subito, l’intro cupo e grigio, contornato da suoni ruvidi, rumore bianco, effetti al limite del disturbo bipolare, un arpeggio inquietante ripreso da una traccia all’altra, vibrante nella prima traccia, incalzante nella seconda, un qualcosa di ingiudicabile separatamente, di maledettamente bello insieme, a patto che la vostra mente sia psicologicamente pronta ad immergersi al cento percento nell’ambiente carvenoso e cervelloticamente disturbato che ci viene proposto.
La terza traccia, lievemente più armonica, si tiene comunque lontana dall’essere scontata, risultato buona, anche se non eccellente come il tandem formato dalle prime due composte dagli SHXCXCHCXSH.
Con essa e con la successiva si ha un graduale accentramento della musica riguardo la melodia. Pezzo, quest’ultimo che si muove tutt’attorno a questa melodia che viene man mano distorta, sovrapposta a ripetizione e resa protagonista di un ascesa e discesa di volumi e frequenze che richiamano un pochino chiavi industrial, fino alla chiusura finale in dissolvenza.
La quinta traccia è appunto la più macchinosamente ripetitiva, la profondità data ai suoni genera una sensazione di oscuro e, ancora una volta cavernoso, inquietante, criptico. Il mix finale di bassi e rumore bianco (fantastico) sta li quasi a voler ribadire il concetto che, anche in una traccia che può sembrare meno elaborata, non si lascia niente al caso.
Il terzo iniziale del disco è andato, solido, buono sempre, ma manca ancora quel qualcosa che ci faccia gridare allo strepitoso.
I cinque minuti di SsSsSsSsSsSs (traccia numero 6) fanno pensare che questo momento sia arrivato. E invece no, gli oscuri svedesi, ancora una volta si nascondono, nascondono in una piroetta mirabolante, in un pezzo finalmente più energico, ma non ancora definitivamente esplosivo. Addio sogni di sanità mentale, benvenute atmosfere spaziali, arpeggi energici, acidi, bassi accelerati, cambi in corsa. Gli svedesi si nascondo, ma noi gridiamo ‘alleluja‘ ugualmente, questo pezzo è lo strepitoso che ci aspettavamo, ma non nella maniera che avevamo immaginato.
Le due tracce successive si allontanano definitivamente da sounds quasi cagofonici, per restituirci un disco più calmo, comunque intento, comunque dalle atmosfere cupe, comunque forte ed emotivo.
Una buona preparazione per la traccia numero nove, assoluto cardine fin qui del disco, aperta da percussioni e da un arpeggio che fatica ad “uscire”, fino ad esplodere, coadiuvato da un basso disturbato e un nuovo giro di percussioni, questa volta meno squillanti, l’impressione che questo sia il pezzo migliore del disco è forte. Chapeau.
La seguente traccia è invece aperta con una cassa lenta, esasperatamente lenta, seguita dalla solita serie di rumori disturbati che sbocciano in un giro squillante che richiama un po le atmosfere spaziali precedenti, mischiandole con quelle più puramente industrialie dark del disco.
Atmosfere e sound dark sono poi appannaggio anche della traccia successiva, ancora distorta al suo massimo, ancora dark.
La dodici è invece sensibilmente più melodica (termine assolutamente relativo al lavoro e all’artista di cui si parla) e si costruisce attorno ad una ripetizione di 4 note, perlomeno non disturbate nella loro esecuzione. Ancora una volta notevole la chiusura della traccia.
La terzultima traccia si apre con un kick ripetuto e martellante, synth e oscillatori, un sound da far girare la testa, violento e velenoso, industriale ma sempre profondamente dark e psicologico, ripieno delle distorsioni eccessive che hanno caratterizzato tutto il disco, di crescendo che stimolano un crescente stato di ansia e alienazione. Stato che diventa però quasi poetico nel finale del disco, dove anche se solo per pochi momenti, l’arpeggio prende il sopravvento sul resto e dona una ventata di leggerezza al tutto.
La traccia quattordici sembra voler mantenere questa leggerezza nel giro di synth ma incatenandola sotto la ripetitività continua, rimanendo in un ambiente industriale e dark.
Eccoci arrivati alla fine del disco, SsSsSsSsSsSsSsSsSsSsSsSsSsSsSs, Outro di quattro minuti, aperto da rumori perfettamente in linea con tutti quelli ascoltati nel disco, che vengono agitati da una serie di percussioni sempre in un crescendo aritmico e in un effettistica esasperata e violenta, ancora una volta al limite del cagofonico, ancora una volta disturbata, ci aspettavamo una “fine del viaggio” e invece ci ritroviamo solo un “riparti dal via”.
Stancante, dilaniato, a tratti troppo pesante, a tratti euforicamente eccellente, questo disco rappresenta un altro step nella crescita dell’impronunciabile duo svedese SHXCXCHCXSH. Ne rimarranno delusi quelli che si aspettavano il disco della consacrazione, ne rimarrano soddisfatti tutti gli altri, perchè il disco non è definitivo, non è incredibile, ma nasconde ottimi passaggi, ottime atmosfere, e una maniacale attenzione per i particolari. Il disco è già disponibile alla vendita.
[amazon kw= “B01F6TNN30”]
Franco Amadio