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Star Travel è il nuovo lavoro di Orlando Voorn: un viaggio nel profondo spazio alla ricerca di una nuova dimensione musicale

Il 5 marzo 2020 è stato pubblicato da Axis Records il nuovo lavoro di Orlando Voorn: “Star Travel“. Il disco riprende molto dall’immaginario tradizionale del DJ olandese, non mancano, però, guizzi di innovazione e di ecletticità. D’altra parte stiamo parlando pur sempre di Orlando Voorn, una delle figure più importanti della Detroit techno che, con il suo apporto musicale, ha creato un ponte fra la cultura musicale europea – precisamente quella olandese – e quella d’Oltreoceano.

Molto interessante notare come emerga in questo album tanto il lato consolidato di The Originator (soprannome del DJ) con il robotic funk – già presente in storici lavori come “The Album” (1997) – quanto l’influenza electro e drum ‘n’ bass di lavori come “The Riderman” e “Redeye“. Non ci resta che partire alla volta di questo viaggio spaziale firmato Orlando Voorn.

Concept

Quando si parla di Orlando Voorn, ci si deve sempre aspettare qualcosa di spettacolare: “Star Travel” non fa eccezione. Il concept attorno al quale si sviluppa il disco è chiaro sin dal primo ascolto: un viaggio ininterrotto nei meandri dello spazio

Sebbene composto da sole otto tracce, il disco coinvolge completamente l’ascoltatore per quanto la durata (di ben quarantotto minuti) non sia indifferente. È altrettanto vero, però, che chiunque si approcci al mondo di Orlando Voorn è consapevole di cosa lo attenda: un lavoro – sempre – di ampio respiro e che necessita di tempo per essere assimilato.

L’apertura è assolutamente iconica: attraverso questa si rende palese, fin da subito, l’intero disegno progettuale del disco. Il decollo firmato Orlando Voorn è proprio la title track: un ambient che fa da viatico e che non è mai sgradevole all’ascolto. Tale precisazione è necessaria: il brano si fonda sulla contrapposizione (disarmonica) di suoni metallici acuti, stesi su rumori bianchi di stampo lo-fi. L’effetto finale con momenti di tensione – in cui prevale quello che pare essere uno xilofono – alternati da toni più rilassati ed avvolgenti è veramente interessante.

A buon diritto possiamo dire che ogni lavoro di Orlando Voorn – da “Roomservice” (1994) fino al più recente “Moments in Magic” (2020) – sia caratterizzato da un concept definito. Con questo non stiamo sostenendo che tutti i suoi dischi siano uguali o seguano tutti il medesimo sound; al contrario, in Orlando Voorn troviamo tante anime differenti (la techno di Detroit, la drum ‘n’ bass e la electro) che trovano in “Star Travel” la loro perfetta coesione.

Sonorità

La sonorità proposta da The Originator in questo disco è coerente alla sua figura artistica, tanto nel mood generale, quanto nello stile sviluppato. In questi otto brani, gli elementi in risalto sono due: il gioco di velocity – banalmente  l’incremento progressivo di volumi nei singoli strumenti; lo straordinario effetto ping-pong che sposta, in modo alternato, il segnale audio da destra a sinistra (e viceversa).

In “Star Travel” c’è anche un elemento di profonda innovazione rispetto ai precedenti, ma è necessaria una precisazione. Nel suo excursus creativo, Orlando Voorn ci ha abituato a lavori che hanno sempre avuto una certa linearità. Questo per mancanza di iniziativa o talento? Assolutamente no! Semplicemente il DJ olandese ha preferito tenere sempre separate le diverse sfaccettature che caratterizzavano il suo suono – diversamente da Robert Hood. Se non è chiaro quanto detto basti pensare all’album “The Riderman” (1994) pubblicato sotto l’alias di The Stalker, in cui troviamo una forte influenza Hip Hop: la partitura di cassa (in battere) è accompagnata da predominanti melodie acid house; tutto molto lontano dai canoni stilistici dei suoi masterpiece.

Perché vi diciamo questo? Semplice: nel brano “Proxima Centauri” vengono utilizzate delle percussioni afro che difficilmente sono ravvisabili nei passati progetti del DJ fiammingo. Non è cosa da poco: se l’artista propone tale fattezza sonora in un lavoro che presenta direttamente la sua firma (e non di un suo alter ego), ciò potrebbe indicare una possibile evoluzione del suo groove – più lontano dai suoni industrial e metallici, che lo hanno sempre caratterizzato.

Menzione d’onore per il brano “Colony of Drones“: una produzione ambient che non fa per nulla rimpiangere la mancanza di cassa. Nella canzone sopracitata troviamo suoni particolarmente acuti che sembrano simulare una sorta di dialogo fra futuristiche macchine di Turing, a cui si contrappongono sporadicamente bassi profondissimi. Non si può che amare un brano di questo tipo, in grado di trasportare l’ascoltatore in una dimensione tanto alternativa quanto struggente.

Stile

Il mood del disco è quello di Orlando Voorn, non c’è molto da commentare: questo è evidente nel momento stesso in cui intraprende l’ascolto. D’altronde suoni tanto iconici non possono che generare un effetto simile. Nonostante questo sia vero, non bisogna banalizzare un lavoro come “Star Travel“. Il disco presenta un connubio perfetto degli elementi che hanno fatto di Orlando Voorn – assieme a Derrick May e Juan Atkins – uno dei capostipiti della Detroit techno (The Originator, appunto).

La classe è tanta e si sente: il disco non risulta mai ripetitivo o simile ad altri lavori; il workflow è magistrale. Per tutti i quarantotto minuti ci si trova immersi in suoni freddi, ma in grado di trasmettere perfettamente l’idea attorno al quale si costruisce ogni singolo brano. Nel brano “Esaps X“, ad esempio, la sensazione che emerge subito è quello dello “sbarcare su un nuovo pianeta”. Molto  interessante sarebbe confrontare i suoni presenti nel video della recente esplorazione sul Pianeta rosso con quelli di “Esaps X“: è immediatamente possibile trovare non poche analogie fra i due.

Tutto questo per dire cosa? Rispondere non è difficile come sembra: ogni canzone si confronta direttamente (e perfettamente) con la realtà, uscendo illesa da tale accostamento.

In tutto “Star Travel” l’elemento più coinvolgente è proprio l’eleganza con cui i suoni si susseguono. Ogni suono riesce a catapultarci veramente nella concezione del “lungo viaggio”, fatto di momenti di tensione e quiete, di dialoghi e silenzi, di armonia e rumore. Ogni tassello è perfettamente allineato secondo il progetto “cosmico” di Orlando Voorn.

Conclusione

In conclusione, “Star Travel” è un ottimo disco che presenta tante peculiarità. Permette a chiunque – anche all’ascoltatore occasionale – di scoprire una vera leggenda vivente della musica elettronica, attraverso un progetto audio non impegnativo. È un lavoro adatto ad ogni tipo di ascoltatore: tanto agli appassionati di musica elettronica – brani come “Clouds of Venus” sono quello che ogni DJ cerca in fase di selezione – quanto a coloro che vanno alla ricerca di suoni che permettano di viaggiare con la fantasia. Rimane comunque evidente che il vero valore aggiunto del disco è il suo essere piacevole all’ascolto, un ascolto che lascia chiunque volteggiare in uno spazio musicale privo di gravità.

 

Star Travel - Orlando Voorn
Workflow scorrevoleAccessibile a chiunqueParticolarmente immersivo
Il linea con altri progettiSonorità classiche dell'artista
4.0Overall Score
Concept
Sonorità
Stile