Fred again.. ci tende la mano ancora una volta per entrare nella sua intimità, con un disco che ci rende vulnerabili, ma ci fa capire meglio la vita.
Il cielo è un elemento della vita che ci accomuna tutti, chiunque siamo, ovunque ci troviamo. Sono sempre stato affascinato dal cielo e dalle nuvole che lo arricchiscono. Mi ha sempre trasmesso un senso di pace. Una pace interiore, di quelle che durano pochi minuti o secondi, dalle quali ti devi separare per tornare sulla Terra e ricominciare a pensare alle decine di cose che hai da fare in quella giornata e nelle successive.
Questo cielo quasi spoglio di nuvole è la copertina di ten days di Fred again.., un disco che parla di dieci giorni della vita dell’artista londinese. Da sempre Fred Gibson ci ha abituati alla sua musica emotiva, reale, l’Actual Music, che ci trasporta nella sua dimensione quotidiana. Come in quelle serate a casa di amici dove ci sentiamo protetti, nei viaggi in macchina, brevi o lungi che siano, dove la musica e le risate animano l’ambiente. Ma anche nei momenti di fragilità, quando l’abbraccio di una persona che amiamo è la cosa più vicina a quel cielo pacifico.
ten days è un album che possiamo mettere in continuità con gli Actual Life, ma che ha una struttura differente. È pensato in maniera più schematica, una serie a puntate, con dieci interludi, uno per ogni giorno. Ognuno di questi intermezzi è legato a una storia, ad una registrazione precisa. Alcuni anticipano momenti che dobbiamo essere bravi a ritrovate tra le strofe e le note successive, altri sono una manciata di secondi indipendenti. Nella totalità, venti tracce che arricchiscono 47 minuti del nostro tempo, con il romanzo di dieci giorni, che potrebbero essere una vita.
« Nell’ultimo anno ci sono stati molti grandi momenti di follia, ma mi sono reso conto che quasi tutti quelli che mi hanno segnato di più sono stati i momenti intimi, piccoli e tranquilli.
Alcuni di essi sono le cose più intensamente gioiose che abbia mai provato, mentre altri non lo sono. E di alcuni giorni non voglio parlare molto, perché non sono l’unica persona per cui è stato un giorno importante. »
Fred again..
Oltre a produrre musica con naturalezza, qualità espressiva e stilistica, Fred possiede anche il dono di una comunicazione spontanea e potente, in particolare tramite i suoi canali social. L’ultimo è il post con cui ha annunciato l’uscita di ten days il 6 settembre di cui abbiamo appena letto l’incipit. La terra fertile del disco, nei momenti intimi e tranquilli che ci segnano nel profondo, e nella gioia che può diventare dolore da un giorno all’altro.
ten days è un album che viene da lontano, lo capiamo dalla presenza di adore u e ten in apertura, pubblicate come singoli nell’estate 2023, insieme ai primi intermezzi; .one, un trailer di quello che stiamo per ascoltare, tra pillole di amicizia, lo stupore dell’amore, l’estate surreale, e .two
Dall’atmosfera vibrante che ci fa ballare senza badare allo stile, adore u è l’inizio perfetto. Un amore naturale, senza bisogno di fondamenta, quello verso la sorella a cui Fred dedica la traccia, resa speciale anche dalla voce di Obongjayar.
« In pratica è successo che mi sono innamorato. E poi sono iniziati un sacco di giorni luminosi e molto vivaci. E poi, qualche tempo dopo, tutto è cambiato e i giorni sono stati un po’ sfocati, in realtà per lo più intorpiditi. L’intorpidimento è spaventoso. E poi c’è stato il presente, che in realtà è come un panico profondo ad essere onesti. Come tutte le cose che ho imparato sul dolore, come il fatto di non essere lineare e cose del genere, si è scoperto che anche questo è amore, ragazzi! »
Fred again..
Si prosegue con il primo inedito: fear less, insieme a Sampha. La paura che si assottiglia quando abbiamo vicino la persona che amiamo. Una traccia toccante, in cui il piano rimane seduto dietro, ma lo sentiamo e ne siamo felici. Fino a superare i due minuti, in cui sprofondiamo in una dimensione eterea, come quando tutto il resto scompare, e siamo soli con il nostro amore.
just stand there è la traccia del disco, grazie anche all’interpretazione di SOAK. Me ne sto lì, poco prima che lei mi dica che mi ama. Una poesia che descrive perfettamente come siamo quando i nostri sentimenti vengono ricambiati. Una poesia che dopo il minuto e quaranta assume vita propria. Il piano attacca e il ritmo ci investe come la luce dietro una porta che apriamo da un corridoio buio. Non possiamo fare a meno di battere la gamba a tempo.
È uscita invece un mese prima di ten days, places to be. Che gli vuoi dire? Una hit annunciata, che pare un film. La spontaneità dell’essere, in un luogo, io e te vicini. Dal ritmo – anche qui, ovviamente – irresistibile, con il ritornello di CHIKA, la componente hip-hop di Anderson Paak, e una base energica e frenetica come un bambino al parco il primo giorno di sole.
Se l’album parla di momenti intimi, tra cui di amicizia, non potevano mancare all’appello Four Tet, Skrillex e Duskus. I quattro ci presentano il pezzo da dancefloor, glow. Una traccia che potrebbe risultare distaccata dall’arco narrativo di ten days. Ma Fred again.. è un’artista coraggioso, e soprattutto spontaneo. Dunque dopo Baby again.. i tre si ritrovano e chiamano pure Duskus, e glow è la componente dance e liberatoria dell’album.
I giorni sono diventati un po’ sfocati, anzi torpidi. Con i saw you Fred ci fa fare inversione bruscamente. Dal dancefloor passiamo alla traccia più malinconica. E anche qui ottiene quello che vuole: siamo trasportati nella dimensione del dolore dell’artista. Ora siamo lontani. Ma io ho visto te, e tu hai visto me. Non c’è più niente da vedere. L’unico brano dove troviamo Fred solo, che ci espone la normalità dell’essere fragili.
Menzione d’onore per uno degli interludi, .seven, che per me da solo vale una traccia.
Troviamo in where will i be il brano, all’apparenza, più lontano dalla musica di Fred. Insieme a Emmylou Harris realizzano un pezzo che mantiene le pennellate del genere da cui Harris proviene, il country, senza però lasciare le emozioni in un cassetto.
« Quando penso al motivo per cui faccio questo ripenso alla realizzazione degli album Actual Life. All’epoca pensavo: “Fred, perché stai mettendo tutte queste cose mentalmente personali nella musica vera e propria? È folle e terrificante”.
Ma quando ci ripenso, non rimpiango di essere stato così vulnerabile, anzi ne sono felice, perché riesco a dare un senso migliore alle cose, credo. E credo sia anche per il fatto che molte volte mi sono commosso, quando le persone mi hanno detto che quella storia li ha aiutati, e questo aiuta anche me. Ci aiutiamo a vicenda. È bello. È davvero bello. »
Fred again..
Un brano attesissimo poi, che Fred insieme a Joy Anonymous ha suonato in anteprima all’Opera House di Sydney in un evento sold out annunciato il giorno stesso. Aspettavo peace u need più di quanto si aspettino le comete la notte di San Lorenzo. La voce di Joy Anonymous e il sound di Fred hanno la passione del gospel. Come puoi tirarti indietro con un pezzo così? Per forza batti le mani a tempo. Quasi se la gioca con just stand there.
Dieci giorni sono passati, e per concludere Fred ci regala backseat insieme a The Japanese House e Scott Hardkiss. Un brano toccante, che sa proprio di titoli di coda. Più lo ascoltiamo più ripensiamo a quello che è stato, al racconto di dieci giorni che racchiude le emozioni della vita. Un ultimo passaggio che gli occhi lucidi ce li fa venire, come appunto alla fine di un film in cui ci siamo specchiati.
« A volte, quando fai un disco, quando lo pubblichi ti senti un po’ diverso rispetto a quando l’hai fatto. Questo è l’opposto. Come se sentissi più intensamente tutte queste cose in questo momento di quanto non facessi quando lo stavo preparando.
Comunque, ora sono in metropolitana a scrivere questo, e qualcuno ha iniziato a cercare di filmarmi con discrezione, e io sto quasi piangendo per il fatto di essere seduto qui e di pensare a tutto. »
Fred again..
Credo che ten days non sia l’album della consacrazione per Fred, perché di consacrazioni non ne ha bisogno. Perché Fred again.. è sempre quell’amico con cui sappiamo di poterci confidare, con cui possiamo pensare a tutto, con cui possiamo essere fragili, forti, spiritosi, seri, bizzarri, riflessivi. Insomma, noi.
La sua musica ci avvolge, ci rincuora. È un posto in seconda fila alla vita di Fred, che inconsapevolmente è anche la nostra, e vedere lo spettacolo della nostra vita nelle sue infinite possibilità e dinamiche ci mette a nudo, e ci rende vulnerabili.
Quando un artista ci rende vulnerabili, è diventato parte di noi. Che sia per dieci giorni o per tutta la vita.