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Senza peli sulla lingua, con la consapevolezza di chi è nella scena da oltre vent’anni e che sa mostrare (ancora) la bellezza dell’arte del DJing: The Cube Guys. Una lunga chiacchierata fatta di riflessioni sul mondo della musica e di come questa viene recepita (anche) dalla politica.

La musica dei The Cube Guys si distingue per la sua raffinatezza e il suo richiamo internazionale, consolidando la reputazione del duo come artefici di esperienze sonore senza tempo. Con un gusto impeccabile, il duo composto da Roberto Intrallazzi e Luca Provera, mescola sapientemente diversi elementi musicali, creando un panorama sonoro che attraversa confini culturali e geografici. La loro abilità nel coniugare diverse influenze riflette una profonda comprensione della diversità musicale.

Tuttavia, ciò che rende davvero unica la proposta dei The Cube Guys è la sottile vena di ironia che permea i loro DJset. Con una maestria impeccabile, introducono un tocco di umorismo che, lontano dall’essere distrattivo, arricchisce l’esperienza complessiva, creando una connessione autentica con il pubblico. In questo modo, i The Cube Guys consolidano la propria posizione come maestri nell’arte del DJing, combinando eleganza musicale con una sottile e ben dosata dose di divertimento.

La loro capacità di intrattenere attraverso la musica si traduce in un’esperienza coinvolgente e indimenticabile per gli spettatori, trasformando ogni esibizione in un viaggio sonoro eclettico. Il tocco internazionale presente nella loro produzione musicale testimonia una prospettiva aperta e cosmopolita, confermando i The Cube Guys come pionieri nel ponte tra culture attraverso il linguaggio universale della musica.

La combinazione di raffinatezza musicale, apertura internazionale e la giusta dose di ironia rendono la proposta dei The Cube Guys un’esperienza straordinaria nel panorama musicale contemporaneo.

Ciao Ragazzi. Benvenuti su Parkettchannel. Parto subito con un argomento scottante. Anche perché so che non vi nascondete e avete sempre detto la vostra a riguardo. Com’è la situazione clubbing in Italia post-covid? Vedete maggiore consapevolezza verso il settore?

The Cube Guys (CG): Assolutamente no, a parte qualche caso sporadico. Vista la carenza di proprietà professionali, organizzatori attenti e preparati la maggior parte del divertimento è diventata la cena spettacolo, con i fazzoletti e la super Hit “oi Vita oi vita mia!”.

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© Foto Press: The Cube Guys

Parliamoci chiaro. La politica italiana non ha mai voluto capire veramente le reali esigenze di questo mondo. Come mai questo? E soprattutto perché c’è così tanta differenza rispetto ad altri Paesi (Germania o Olanda, in primis)?

(CG): Il Governo Italiano non crede nella parola “società” intesa fiscalmente perché è sinonimo di evasione. Figuratevi se crede nella potenzialità di qualsiasi progetto legato a forme d’arte non convenzionali come il DJ. Non esiste la voce DJ-performer nella lista dei mestieri italiani.

Che poi l’Italia ha anche una tradizione musicale in ambito elettronico non indifferente. Voi ed altri ne siete un esempio diretto. Da parte del pubblico e degli artisti c’è stato sempre un po’ di diffidenza nei confronti del DJ. Ora tutto è cambiato. Ma quando c’è stato il cambiamento e cosa pensate lo abbia determinato?

(CG): Per il paese Italia, chi vive di Musica, Arte, Spettacolo sono persone che non hanno voglia di lavorare fondamentalmente. Impossibile da ribaltare questa percezione.

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© Foto Press: The Cube Guys

Roberto, la lista di progetti a cui hai partecipato è vastissima. Negli ultimi 5 anni in particolare hai collaborato anche come ri-arrangiatore/produttore. È complesso riprendere musica già edita?

Roberto Intrallazzi (R): L’unico modo per lavorare o rielaborare musica già edita è rispettarla. Il mio approccio è sempre stato emozionale. Anni fa con l’avvento del campionatore il DJ ha potuto dimostrare quanto la sua percezione dei suoni e del bagaglio personale potesse entrare in uno studio e rendere tutto più bello ed attuale, sempre con l’aiuto dei un musicista nel caso non sapesse neanche cosa fosse un accordo di La maggiore.

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© Foto Press: The Cube Guys

Una parola importante nell’arte greca è “sympatheia”, letteralmente “l’essere nell’emozione dell’altro”. Fare musica significa proprio questo. Quanto è importante nel lavoro dell’artista l’empatia verso l’altro (artista o ascoltatore che sia)?

(R): L’empatia è un emozione bellissima, ma anche tanto difficile da gestire. Nell’ambito del DJ può portarti a capire che emozioni potrà provare una persona ascoltando il tuo prodotto o proposta,  gestendo il fatto che non dovrà mai alterare il proprio gusto e la propria visione futura.

FPI Project è stata un’icona della musica house. Hai detto in passato che la forza di Rich in Paradise è il fatto che fosse una “ricetta” che amalgama bene vari elementi. Pensi che quegli elementi siano figli di un tuo percorso personale o di un’epoca musicale d’oro che premiava la voglia di innovare?

(R): Penso che la ricetta fosse proprio quella di sperimentare l’avvento di quelle macchine che ci hanno permesso di provare ad essere produttori. Il periodo era magico, questo è chiaro, privo di tutto quel circuito vizioso che lo streaming ha creato.

In quel periodo mangiavo musica di tutti i tipi e la mia testa ragionava su più fronti, cercando emozioni dappertutto, anche frequentando un semplice luna park. Lo standard attuale deriva da poca cultura musicale e maleducazione verso una forma d’arte che è da considerare la prima forma di comunicazione.

© Foto Press: The Cube Guys

Parecchi settori dalla moda alla musica negli ultimi anni stanno ripescando mode e suoni del passato, forse troppo. Questo slancio all’innovazione trovi si sia un po’ appiattito negli ultimi tempi a favore di una più sicura comfort zone?

(R): Questa comfort zone è creata e gestita ad hoc, chi detiene i cataloghi ha tutto l’interesse a far si che funzionino continuamente. Del resto anche la moda continua a riciclare vecchi schemi già visti guardando esclusivamente al profitto.

Ma se analizziamo e cerchiamo in giro possiamo trovare musica nuova bellissima e stilisti nuovi illuminati. Certo che se per essere accettati bisogna mettersi il solito maglioncino infeltrito blue ed ascoltare le playlist delle radio, il cervello si atrofizza e si sentirà saziato dall’interesse di qualcun’altro.

“NEVER SERIOUS, BUT ALWAYS PROFESSIONAL”. Luca, di te ho sempre apprezzato, oltre che il talento creativo e tecnico, la tua verve ironica, frizzante. Cosa che viene trasmessa anche durante i  DJset. Da cosa nasce questa voglia di “non prendersi troppo sul serio”?

Luca Provera (L): Grazie del riguardo nei miei confronti. Lo slogan in questione l’ho coniato personalmente. Sta nelle nostre corde, non vogliamo mai prenderci sul serio tenendo però il profilo altissimo. È un po’ come lasciare spazio all’insicurezza e dedicarsi al miglioramento. Quando si è troppo sicuri, e non ti metti in discussione con un po’ di sano sarcasmo non potrai mai raggiungere altre esperienze.

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© Foto Press: The Cube Guys

Si, tanta leggerezza, ma “sempre professionali”. Anche perché come più volte avete affermato la figura del DJ/Producer è un po’ come quella dell’artigiano. L’evoluzione tecnologica e tutta l’automazione attraverso le AI ti spaventano o pensi possano essere sfruttate in qualche modo nella vostra professione “da artigiani”? 

(L): L’intelligenza artificiale ad oggi ci ha dato l’opportunità di avere del materiale che prima potevo solo sognare di possedere. Trovarmi sul banco ad analizzare i multitraccia dei miei brani preferiti, mi hanno permesso di capire tante sfumature tecniche che prima immaginavo o supponevo. L’artigiano lavorerà sempre con la sua testa e con i suoi utensili, scegliendo tra le innovazioni moderne per migliorare e portare il proprio lavoro agli standard del momento.

L’importanza di stare al passo con le nuove tecnologie, con lo sviluppo delle mode e dei tempi è importante per la figura del DJ?

(L): Come diceva Battiato, quando torniamo in noi, sulle nostre vie a leggere ed ascoltare i grandi del passato, mi basta un DJset di Tenaglia perchè mi meravigli del Creato.

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© Foto Press: The Cube Guys

THE CUBE GUYS è tra le realtà più internazionali di quelle nate nel nostro Paese. Quali sono state le caratteristiche che negli anni hanno reso le vostre produzioni e performance vincenti, sia all’estero che in Italia?

(L): Essere noi stessi senza emulare nessuno ma traendo insegnamento da chi con proprio operato infondeva emozioni. Abbiamo sempre cercato un nostro stile, un nostro suono ed un nostro set up, abbinandolo alla tecnica sia in studio che dietro un palco.

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© Foto Press: The Cube Guys

Abbiamo parlato attraverso tante parole: “Empatia”, “innovazione”, “cambiamento”, “ironia”. L’ultima che voglio proporvi è: “amicizia”. Vivere questa esperienza di vita (musicale e non) assieme quanto è stato importante creativamente ed umanamente per voi?

(CG): L’amicizia è stata la chiave per una connessione profonda e stimolante, sia dal punto di vista creativo che umano. Vivere questa esperienza di vita assieme ha arricchito non solo il lato musicale, ma ha anche contribuito a coltivare legami solidi, rendendo il percorso più significativo e gratificante.


ENGLISH VERSION

the cube guys

Speaking candidly, with the awareness that comes from being in the scene for over two decades and the realization of the ongoing need to showcase the beauty of the art of DJing: it’s all about The Cube Guys. A lengthy conversation filled with reflections on the music industry and how it is perceived, including its interaction with politics.

The music of The Cube Guys distinguishes itself through sophistication and international allure, solidifying the duo’s reputation as architects of timeless sonic experiences. With impeccable taste, the duo adeptly blends various musical elements, crafting a sonic panorama that transcends cultural and geographical boundaries. Their skill in harmonizing diverse influences reflects a profound understanding of global musical diversity.

However, what genuinely sets The Cube Guys’ proposition apart is the subtle vein of irony permeating their DJ sets. With impeccable mastery, they introduce a touch of humor that, far from being distracting, enriches the overall experience, creating an authentic connection with the audience. In this manner, The Cube Guys consolidate their position as masters in the art of DJing, seamlessly combining musical elegance with a carefully measured dose of entertainment.

Their ability to captivate through music translates into an engaging and unforgettable experience for spectators, transforming each performance into an eclectic sonic journey. The international flair evident in their music production attests to an open and cosmopolitan perspective, confirming The Cube Guys as pioneers in bridging cultures through the universal language of music.

Instead of diminishing the significance of the performance, their ironic touch adds a refreshing element of authenticity, creating a unique atmosphere where the art of DJing converges with the pleasure of entertainment. Ultimately, the combination of musical sophistication, international openness, and the right dose of irony renders The Cube Guys’ proposition an extraordinary experience in the contemporary music landscape.

Hello everyone. Welcome to Parkettchannel. Let’s dive straight into a hot topic, especially since I know you don’t hold back and have always voiced your opinions on it. What is the current state of clubbing in Italy post-COVID? Do you see increased awareness towards the industry?

The Cube Guys (CG): Absolutely not, except for a few isolated cases. Given the lack of professional ownership and well-prepared organizers, most of the fun has turned into dinner shows, complete with napkins and the super hit “oi Vita oi vita mia!”

Let’s be clear. Italian politics has never truly understood the real needs of this world. Why is that? And, more importantly, why is there such a stark difference compared to other countries, such as Germany or the Netherlands?

(CG): The Italian government doesn’t believe in the term “Society” from a tax perspective because it’s synonymous with tax evasion. Imagine if they believe in the potential of any project related to unconventional art forms like DJing. There’s no category for DJ-performer in the list of Italian professions.

Italy also has a significant tradition in electronic music. You and others are a direct example. There has always been some skepticism from both the audience and artists towards DJs. Now everything has changed. When did this change happen, and what do you think caused it?

(CG): For the country of Italy, those who live for Music, Art, and Entertainment are fundamentally considered people who don’t want to work. Reversing this perception is impossible.

Roberto, the list of projects you’ve been involved in is extensive. In the last 5 years, you’ve also collaborated as a re-arranger/producer. Is it challenging to rework already published music?

Roberto Intrallazzi (R): The only way to work on or rework already published music is to respect it. My approach has always been emotional. Years ago, with the advent of samplers, DJs could demonstrate how their perception of sounds and personal experiences could enter a studio and make everything more beautiful and current, always with the help of a musician if they didn’t even know what an A Major chord was.

An important word in Greek art is “sympatheia,” literally “being in the emotion of the other.” Making music is precisely this. How important is empathy towards others (whether artists or listeners) in an artist’s work?

(R): Empathy is a beautiful emotion but challenging to manage. In the realm of DJing, it can help you understand the emotions someone might feel while listening to your product or proposal, all while managing the fact that it should never alter your own taste and future vision.

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FPI Project was an icon of house music. You’ve mentioned before that the strength of “Rich in Paradise” is the fact that it was a “recipe” that blends various elements well. Do you think those elements are a result of your personal journey or a golden musical era that rewarded innovation?

(R): I think the recipe was precisely about experimenting with the advent of machines that allowed us to try being producers. The period was magical, clear of all the vicious circles that streaming has created.

In that period, I consumed music of all kinds, and my mind reasoned on multiple fronts, seeking emotions everywhere, even at a simple amusement park. The current standard comes from a lack of musical culture and rudeness towards an art form that should be considered the first form of communication.

Many sectors, from fashion to music, have been revisiting past trends and sounds in recent years, perhaps too much. Do you find that this push for innovation has flattened out in favor of a safer comfort zone?

(R): This comfort zone is created and managed ad hoc. Those who hold the catalogs have every interest in ensuring they continue to function continuously. Moreover, fashion continues to recycle old patterns already seen, focusing solely on profit.

But if we analyze and look around, we can find beautiful new music and enlightened new designers. Of course, if you have to wear the same old felted blue sweater and listen to radio playlists to be accepted, your brain atrophies, and you’ll feel satisfied with someone else’s interest.

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“NEVER SERIOUS, BUT ALWAYS PROFESSIONAL.” Luca, I’ve always appreciated not only your creative and technical talent but also your ironic and lively spirit. This is evident even during your DJ sets. Where does this desire to “not take yourselves too seriously” come from?

Luca Provera (L): Thanks for your kind words. I personally coined that slogan. It’s in our nature; we never want to take ourselves too seriously while maintaining a very high profile. It’s a bit like leaving room for insecurity and dedicating ourselves to improvement. When you’re too sure of yourself and don’t question things with a bit of healthy sarcasm, you can never experience new things.

A lot of lightness, but “always professional.” Because, as you’ve mentioned several times, the role of DJ/Producer is somewhat like that of an artisan. Does the technological evolution and all automation through AI scare you, or do you think they can be exploited in some way in your “artisan” profession?

(L): Artificial intelligence has given us the opportunity to have materials that I could only dream of owning before. Sitting at the desk analyzing the multitracks of my favorite songs has allowed me to understand many technical nuances that I used to imagine or suppose. The artisan will always work with their head and their tools, choosing among modern innovations to improve and bring their work up to current standards.

Is it important for the DJ figure to keep up with new technologies, fashion developments, and the times?

As Battiato said, when we return to ourselves, on our paths to read and listen to the greats of the past, a DJ set by Tenaglia is enough to marvel at the Created.

THE CUBE GUYS are among the most international realities born in our country. What characteristics over the years have made your productions and performances successful, both abroad and in Italy?

(L): Being ourselves without emulating anyone but learning from those who, through their actions, infused emotions. We’ve always sought our style, our sound, and our setup, combining it with technique both in the studio and behind a stage.

We’ve talked through many words: “Empathy,” “innovation,” “change,” “irony.” The last one I want to propose is “friendship.” How important has experiencing this life (musical and non-musical) together been for you creatively and personally?

(CG): Friendship has been the key to a deep and stimulating connection, both creatively and personally. Experiencing this life together has enriched not only the musical side but has also helped cultivate strong bonds, making the journey more meaningful and rewarding.

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