Uscita prevista per il 30 di settembre via Duke University, il nuovo monumentale lavoro di Tim Lawrence che ripercorre grazie alle seicento pagine e alle centinaia di illustrazioni ed interviste inedite, il ritratto della scena newyorkese a cavallo dei primi anni ’80 tra No Wave, Hip Hop, Post-Punk, House, Techno e arte audio-visiva a 360 gradi.
Un periodo contrassegnato da enormi disuguaglianze e contraddizioni culturali, dove la creatività era in qualche modo ancora ghettizzata, soprattutto se proveniente dalle classi ritenute in qualche modo “non di riferimento”, Tim Lawrence, autore di “Love Saves the Day: A History of American Dance Music Culture, 1970–1979 e di “Hold On To Your Dreams: Arthur Russell And The Downtown Music Scene, 1973-92” con questo nuovo capolavoro ci racconta l’interazione delle micro-scene sparse per la città fino ad arrivare a Spike Lee, Madonna, Afrika Bambaataa, Blondie, Anita Sarko, Mark Kamins e moltissimi altri.
I primi anni ’80 sono stati per molti versi un periodo che qualcuno ha definito probabilmente erroneamente, musicalmente ibridi. Un periodo in cui la musica dance distrugge in qualche modo le barriere consumistiche lasciandosi alle spalle i movimenti di fine anni ’70, contrassegnati da un intricato, nebbioso e indefinito periodo di transizione.
Molto lontano dai riflettori della scena del periodo nascono anche House, Techno e alcuni sottogeneri che moriranno da li a pochissimo. I due nuovi generi capostipiti vengono inizialmente anche loro messi in secondo piano, del resto sono gli anni del teatro della Hip Hop, prodotta e lanciata da chi aveva influenza e il monopolio artistico dell’epoca.
Ma paradossalmente come spesso accade, proprio grazie a questo non metterli subito sotto i riflettori, ha reso possibile definire successivamente alcuni dei loro pionieri, i precursori di quell’alba che rivoluzionerà il corso della dance music da li fino ad oggi. Anni in cui anche MTV (nata proprio a New York il primo di agosto del 1981) ignorava la loro presenza con una sorta di pregiudizio storico e non solo.
Professore di Studi Culturali alla University of East London e appassionato di musica, Tim Lawrence è uno di quegli autori che è stato in grado di assemblare meticolosamente tutti i tasselli di un puzzle che nascono e muoiono proprio intorno agli anni post David Mancuso, Nicky Siano, Larry Levan e dei locali che li hanno visti crescere come il The Loft, il Paradise Garage (a breve arriverà il film sul Paradise Garage) e lo Studio 54.
“Life and Death on the New York Dance Floor, 1980-1983” da luce a ciò che è avvenuto subito dopo, ampliando in modo sottile la ricerca non solo a New York ma anche nelle altre città che hanno visto protagonista la scena come Chicago e Detroit. Descrivendo con pazienza ricca di dettagli il passaggio tra generi come Soul, Dance e Funk in tutte le loro metamorfosi e strutture per arrivare, appunto, alla musica Techno.
Il risultato è senza dubbio uno dei libri più importanti scritti sulla cultura della dance music fino ad oggi, perché colloca finalmente gli inizi degli anni ’80 come protagonisti indiscussi, grazie ai quali se oggi ascoltiamo quello che ascoltiamo lo dobbiamo proprio a loro. Segnati da una creatività nuova e sperimentale.
Del resto è la nascita del “Dancencefloor”, è la nascita della “West End”, di “Tommy Boy” di “ZE” e di tutto quello che Steve Dahl, voce di radio WLS (una delle stazioni più diffuse e influenti di quegli anni) pensava non potesse mai esordire.
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Stefano Grossi