Intervista al producer danese Trentemøller in occasione della pubblicazione di “Obverse”, il suo quinto album, in uscita il 27 settembre.
Torna Anders Trentemøller con il visionario “Obverse”, quinto full-lenght del producer danese, in uscita il 27 settembre per “In My Room”. Il disco, anticipato nel corso dei mesi dalla pubblicazione di diversi videoclip, è caratterizzato da un approccio compositivo totalmente nuovo che segna la volontà dell’artista di allontanarsi dalla forma-canzone.
Per “Obverse” si è avvalso della collaborazione di cantanti del calibro di Rachel Goswell degli Slowdive per “Cold Comfort”, jennylee delle Warpaint per “Try A Little”, Lina Tullgren per “In The Garden” e Lisbet Fritze per “Blue September” e “One Last Kiss To Remember”.
Abbiamo avuto il piacere di intervistarlo e di saperne di più riguardo al nuovo album e al suo concept visivo.
Dopo “Lost” e “Fixion” che sembrano a tutti gli effetti gli album di una band, ritorni con un disco che suona come il lavoro di un producer solista, simile ai tuoi primi LP. Come mai questo cambiamento?
E’ successo, è qualcosa che non ho pianificato dal principio, perché all’inizio volevo creare un album totalmente strumentale. Io amo la musica strumentale, che racconti qualcosa senza usare le parole. A metà lavorazione, però, mi sono accorto che certi pezzi si adattavano perfettamente alla voce, così ho pensato “perché non metterci le parole quando suonano meglio con la voce?”.
A metà del lavoro ho anche scoperto che sarei diventato papà e per l’appunto 4 settimane fa è nato mio figlio. Questo ha creato delle modifiche alla struttura dell’album perché sapevo di non poter partire per un tour mondiale lasciando mio figlio e la mia ragazza da soli in Danimarca. Così ho deciso di non esibirmi live con quest’album e questo mi ha dato una libertà maggiore, perché mentre componevo in studio non dovevo preoccuparmi “Ok, come faccio ad adattare queste canzoni per suonarle con la band?”.
Di conseguenza, ho voluto esagerare con il lavoro di studio. Se in un pezzo volevo sovrapporre 17 tracce di chitarra potevo farlo, perché non dovevo preoccuparmi di portare un sacco di chitarristi sul palco per ricrearlo dal vivo. Da un lato è stata una decisione difficile per me, perché amo andare in tour e incontrare le persone che ascoltano la mia musica, ma dall’altro lato mi sono anche sentito un po’ più sollevato perché potevo davvero immergermi in tutte le possibilità che lo studio offre, anche più di quanto già facessi. Solitamente, quando scrivo i pezzi, già mi immagino come suonarli dal vivo con la band ma questa volta non serviva che mi preoccupassi di ciò. Questo rende il suono dell’album molto diverso rispetto ai miei lavori precedenti.
Questo importante evento ha fatto sì che io cambiassi la mia ottica su questo lavoro: mentre inizialmente non intendevo avere un suono più “da studio”, poi ho drasticamente cambiato il mio metodo di lavoro, ottenendo in effetti proprio quel suono più “da studio”! Ed è questo il motivo per il quale su quest’album ci sono delle tracce strumentali che forse sono un po’ più sperimentali e giocose rispetto alle mie produzioni precedenti. Non seguono un’impostazione tradizionale, hanno una struttura aperta e qualcuna di queste dura tra gli 8 e i 9 minuti. Potenzialmente ogni canzone potrebbe iniziare in un punto e svilupparsi in qualcosa di totalmente diverso. Mi piace molto questo viaggio che puoi intraprendere non solo con un album intero ma anche con ogni canzone, quindi è questa la differenza più grande rispetto ai miei ultimi due album che comprendevano brani con una struttura più chiusa.
Come hai modificato il tuo metodo di composizione?
Ho cercato di essere molto aperto. Prima, quando iniziavo a lavorare su un nuovo pezzo facevo riferimento ad un modello classico di canzone con un’introduzione, un verso, un ritornello, poi di nuovo un verso, un secondo ritornello, un bridge e nuovamente il ritornello ripetuto due volte. Ora, dopo essermi trovato in questa situazione e aver avuto la possibilità di fare tutti questi esperimenti in studio, mi sono lasciato trasportare dalla musica. È stato come seguire una storia guardando un film che lentamente si sviluppa, e si trasforma in qualcosa di diverso.
Come una colonna sonora.
Sì, qualcosa del genere. Mi è piaciuto sorprendere me stesso e l’ascoltatore attraverso melodie che non erano così ovvie ma che in quel momento mi divertivano. Infatti, in molti dei pezzi strumentali, ho fatto qualunque cosa sentivo che era giusta in quel momento. Credo che risultino più giocosi.
Per questo album hai realizzato un video per tutti i brani pubblicati finora. Quanto è importante l’aspetto visivo nel progetto Obverse? Puoi parlarmi della collaborazione con l’artista Jesse Draxler per il concept grafico dell’album?
Per quest’album volevo qualcosa che riflettesse davvero l’atmosfera della musica, un’energia abbastanza esplosiva. È stato davvero arduo trovare un concept grafico adatto al progetto. Il mio album è molto incentrato sul contrasto. Non solo questo album, ma tutta la mia musica è fatta di contrasti. Quindi cercavo qualcosa che fosse in bianco e nero e che riflettesse visivamente il suono analogico, umano (anche se ci sono un sacco di drum machine e sintetizzatori). Volevo una grafica che non fosse stata generata dal computer, ma qualcosa di veramente analogico e reale. Così ho trovato l’artista Jesse Draxler, di Los Angeles. Adoro il suo stile e le sue opere. Ha lavorato per alcune delle mie band preferite, quindi ho deciso di contattarlo su Instagram e gli ho scritto: “Adoro davvero le tue cose, possiamo fare qualcosa insieme?”. Mi ha detto di essere un fan della mia musica, una coincidenza davvero fortunata. Quindi, certe volte davvero hai l’impressione che il mondo sia davvero piccolo perché, anche se non conoscevo Jesse prima, appena ho visto le sue cose ho capito che la copertina con questo tipo di polvere esplosiva si confaceva davvero molto bene al suo metodo di lavoro. In un certo senso l’album ha quest’energia, questa vibrazione analogica.Per i video, invece, sentivo la necessità di renderli più semplici possibile perché mi accorgo sempre più spesso che i video musicali distolgono l’attenzione dalle canzoni. Finisci per guardare un video prestando molta più attenzione a ciò che sta accadendo nel tuo campo visivo rispetto alla musica. A volte può essere fantastico, ma penso anche che sia un vero peccato! Quando ascolto una musica che mi piace, il più delle volte amo costruire una mia visone interiore del brano, come quando leggi un libro e cerchi di immaginare tutto.
Quindi ho pensato a questa serie di video composti da dei piano sequenza in bianco e nero girati in slow motion, molto facili da realizzare ma allo stesso tempo strani, che non distogliessero l’attenzione sulla musica ma che avessero lo stesso vibe. Così, quando l’anno scorso sono andato a stare per un po’ di tempo in una casetta nel bosco in Svezia insieme alla mia ragazza per scrivere nuovi pezzi, ho pensato di portare dietro il mio iPhone, fissarlo su una steadycam e fare qualche ripresa.
I video, grazie allo stabilizzatore, mi sembravano abbastanza professionali e, anche se realizzati solamente con uno smartphone, riuscivano a catturare l’essenza delle canzoni. Quindi ho potuto decidere da solo come doveva apparire il video e questo, oltretutto, è stato molto economico dato che ho girato i video da solo. Il che è sempre una buona cosa oltre che essere stato molto divertente.
Pensi di realizzare un video per ogni canzone presente nell’album o no?
Sì, questa era la mia idea prima di diventare papà ma ora sono un po’ stressato, non riesco a dormire molto, quindi sto ancora cercando di farlo ma non so se ce la farò davvero. Sto lavorando su alcune cose semplici per ogni canzone in modo da non avere solo la copertina dell’album su YouTube, ma qualcosa che si fonda con la musica.
Con quest’intervista sarà pubblicato in anteprima il video di “Blue September”. Puoi parlarmi di questa canzone e del concept del video?
Sì! Questo video, girato nei boschi svedesi, vede una donna camminare nel bosco. La protagonista del video è interpretata da Lisbet Fritze, la mia ragazza, che presta anche la voce in quel pezzo. È stato il primo video che ho girato, perché avevo già in mente l’idea di questa donna che cammina nei boschi con un’ascia in mano e che proviene da chissà dove.
Per questa canzone ho pensato ad una sorta di horror dato che è piuttosto malinconica ma allo stesso tempo inquietante, quindi volevo assolutamente che quest’inquietudine si riflettesse nel video. È l’unico video che ho deciso di girare a colori, siccome i colori autunnali erano bellissimi l’anno scorso. Amo l’autunno, è il mio periodo preferito dell’anno. È stato girato in un solo giorno, quindi il risultato è molto semplice, ma a volte le cose semplici funzionano meglio rispetto a quelle realizzate con una grande troupe…
Che sono meno intime.
Esatto. Spero che questo traspaia anche nel video.
Dovrebbe essere una grande idea suonare con questi visual, quando deciderai di eseguire queste canzoni dal vivo, in modo da avere un’esperienza completa e immersiva con quest’album.
Si, come sai per il momento non potrò suonare le tracce di quest’album live perché devo rimanere a casa. Il lato positivo è che spero di riuscire a completare il prossimo album più velocemente, dato che non devo andare in tour e riuscire presto ad usare questi visual nei live del prossimo disco. E magari “incasinarli” e fare qualcosa di ancora più psichedelico con loro, qualcosa di speciale con le luci.
Rimanendo nei termini del rapporto tra video e musica, sei mai stato contattato per realizzare una colonna sonora?
Sì, sono stato contattato diverse volte anni fa, ma ho rifiutato perché allora ero molto impegnato in tournée, stavamo facendo molti concerti con la band. In seguito, diversi anni fa, ho composto una colonna sonora per un film danese, ed è stata allo stesso tempo sia una bella che una brutta esperienza perché ho pensato che fosse davvero divertente trasformare la mia musica nell’universo filmico, ma mi è sembrato arduo lavorare con così tante persone: il regista, il montatore e molte altre persone che cercano di darti una linea su come dovrebbe essere la musica, così il risultato finale è qualcosa di cui non sono davvero soddisfatto al 100%. Quindi, se dovessi fare nuovamente una colonna sonora per un film, mi piacerebbe collaborare con qualcuno con cui poter lavorare a stretto contatto, qualcuno che conosce anche il mio stile…
…un film indipendente.
Si, perché non sono capace di comporre una grande sinfonia, pezzi hollywoodiani con gli archi e non sono nemmeno le cose che farei per la colonna sonora di un film, ma potrebbe essere divertente provare di nuovo, un giorno.
di Christopher Scherlich
ENGLISH VERSION
After “Lost” and “Fixion”, two records that sounds like a band albums, you come back with a record that sounds more like a record from a solo producer, like your early works. Why did you make this change?
It was -actually- just something that, you know, happened, it wasn’t something that I planned in the beginning because basically in the beginning I wanted an instrumental album, because I really like instrumental music, and that music can tell the story without words, but then halfway through the process I still came up with some songs that, you know, really fitted vocals, so I thought “why not just put vocals on them because they were just sounding better with vocals”.
But my first idea was definitely to do this instrumental album but then halfway through the working process I also found out that I should be a dad. So, I just had a son like 4 weeks ago, so that’s changed the whole look on the album because also, you know, I knew that I didn’t want to go out and play a big world tour, and then my son should be alone with my girlfriend in Denmark, so I decided not to play in shows at all with this album and that led to much bigger freedom for me in the studio because I shouldn’t really think about “Ok, how can I transfer this songs to the band live and how can we play these songs?”
So suddenly I go crazy in my studio. If I wanted to put 17 guitars on top of each other I can do that, because I shouldn’t think about bringing a lot of guitar players on stage. So it was really kind of, in the beginning, it was quite a big decision for me not to play live because I love the whole touring and meeting the people that listen to my music, but on the other hand I also felt a bit a bit, like, relieved because I could then really dive into all the possibilities in the studio even more than I used to do, because I also used to, when I was writing the music, I also used to imagine how to play this stuff live with the band and this time I was free from that, and that makes the sound of the album quite different compared to my earlier stuff.
I could just see some possibilities in changing my sound so it got more ‘studio-like’ in a way. And you know that is also why in the album I have some instrumentals that are maybe a little more experimenting and playful than they normally would be, and some of these songs are 8 and 9 minutes long, and not so traditional song structure-minded. So I really wanted also to work on the vocal tracks but especially on the instrumental tracks I wanted an open song structure. So a song could start at one place and could develop into something totally different. I really like this journey that you can go on just not with a whole album but also with each song, so that must make it the biggest difference compare to my last two albums that had much more open song structure when I was writing the stuff.
How can you modify your method work of composition?
I was just actually trying to be very open. When I started working on a new song, maybe earlier I would think much more about if there’s an intro, then there’s a verse, there’s a chorus, there’s a verse again, a second chorus, there’s a bridge and two choruses maybe, and you know trying to think more like songwriting. But because I could do all these experiments, now in the studio, because I was not forced, no, not forced, I was not really going to play this out live, it somehow was much more open to me so I didn’t really think too much about how I actually modify it. It was much more about where the music took me, because very often I just started one song and it sounded one way when I started, and then it’s like following a story watching a movie that slowly develops in a way that you don’t really expect, so I also like sometimes…
That’s like a score music.
Yeah, kind of. So I also like to kind of surprise myself and hopefully also the listener by sometimes taking some tunes in the music that was not really obvious and that was fun to do because for a lot of the instrumental songs I just went crazy, I did whatever I felt was right in the moment, so they were much more playful, I think.
For this album you’ve made a video for all the tracks released so far. How important is the visual aspect for Obverse project? Can you talk me about the collaboration with the graphic artist Jesse Draxler for the concept of the album?
I definitely wanted something that kind of really reflected the vibe of the music, and also the vibe had quite an explosive energy. It really was stark. My album is very much about contrast, and it was not only this album but all my music has these different contrasts in them. So I wanted it to be black and white and I also wanted it to reflect that there’s a lot of analog sound, there’s a lot of humanized stuff in it, even if it’s a lots of drum machines and synthesizers, and stuff. So I wanted something that was not computer-generated, but something that was really analog and real. So I found this artist Jesse Draxler, he’s from LA and I really love the stuff that he has done; he has been working for some other favourite bands of mine, so I really just… I like his style and then actually I contacted him on Instagram, so I just wrote to him, like, “I really love your stuff, can we do something together?”. And then it showed up that he was a fan of my music, so that was very lucky. For me that was so perfect. So, sometimes it’s a really small world, because I didn’t know him before, but I just saw his stuff and I felt that the cover with this kind of exploding powder thing. It kind of had that energy in it, and it’s still had that, yeah, as we told about handheld, analog vibe tool also, and when we’re talking about the videos, it’s much more, for me doing my own video was much more out of need of making it much more simple because I really often feel that music videos are sometimes taking the focus away from the music, and then when you actually end up watching a music video while you much more watch what is happening on the visual side and you kinda forget the music in a way. That can be great sometimes but I also think it’s a shame! Most of the times with the music that I like, because I really like to build my own inner visions, visuals. It’s like reading a book and then you can imagine how it all looks, and sometimes it gets a little too much story been told. So I just wanted to do just really, really simple black and white videos. Very odd, with long shot, slow motion, and very simple so it didn’t really take away from the focus from the music but still had the same vibe of the music. So I just went to Sweden last year together with my girlfriend and we stayed at this cabin quite alone into the woods and we stayed just like two hours just writing new music actually, and then sometimes I would go out with my iPhone and just film and then I bought this little thing that you can put your iPhone on, it’s like a steadycam, so you can actually do nice photos. Every movement is quite smooth, so it actually looks much more ‘pro’ in a way. So, even if it’s all done on my iPhone, it really captures that vibe that I wanted it to be, and then I could decide myself how the video should look, and it was very cheap because it was no-cost because I did all the videos myself. That was also a good thing, so I thought it was quite fun.
You want to make a video for every song of the album or not?
Yeah, that was my idea before I had my child but now I’m a little pissed, I don’t get much sleep, so I’m still trying to actually do it, but I’m a little bit curious if I can do it in time but I’m still trying to do it actually. So I’m working on, you know, some simple stuff for, you know, for each song and it might be very simple, but it’s also just to hatch something that’s, that doesn’t, that ain’t only the cover of the album on the YouTube, but to have something that melts together with the music.
With this interview we publish the preview of the video “Blue September”. Can you talk me about this song and the concept of the video?
Yeah, and that video was actually shot in the Swedish woods and it is my girlfriend who is walking in the woods and it’s also my girlfriend, Lisbet Fritze, she’s also doing the singing on that song, so, again, it was actually the first video that I shot because I had this idea about this woman just walking in the woods and then I came out with this idea with this axe, I don’t know where it came from, like a kind of horror movie thing going on but I feel this song was quite melancholic and also had a little bit kind of a creepy vibe to it, so I definitely wanted that creepiness also to be reflected in the video, so, yeah, it is the only video that I’ve done, actually, in colours, also of my own videos because it was just beautiful in this autumn, last year, and the colours in autumn. It’s just my favourite time of the year, and it just looks so great. It was only shot like in one day, so it was very simple but sometimes the most simple stuff is, for me, often it’s working much better than if I sat down and worked with a big video crew and I did a very expensive video, so sometimes…
Not intimate.
Yeah, exactly, so that’s what I hope the video also describes, in a way.
It must be a great idea to put this visuals, when you decide to perform these songs live, because it must be a complete experience, an immersive experience with this album.
Yes, and, you know, unfortunately I’m not going to play this album live because of my son and stuff so I’m gonna stay home, but, you know, next time and next tour, because I’m definitely gonna do, hopefully I’m gonna do an album a little bit faster this time because I don’t go on a tour as I usually do, so my hope is to do a new album quite fast and then go out and, you know, play that album live and then play some of the songs from, you know, this album so I definitely would use some of those visuals live also…and maybe fuck them up and do something even more psychedelic with them, I think, do something special with lights.
Remains in the terms of connection between video and music, you’ve never been contacted for a soundtrack?
Yeah, I actually have been contacted sometimes, it was more like, it was years ago, but I didn’t really want to do it because back then I was very busy touring, we were playing a lot of shows with the band, and then I actually did one soundtrack about ten years ago for a Danish movie, and it was both a good and a bad experience because I really thought it was fun to kind of transform my music into the movie universe but I also felt it was a little bit hard working with so many people, you know, the director, the editor, a lot of other people had meetings about how the music should be and in the end I ended up with something that I was not really 100% satisfied with. So, if I should do a soundtrack to a movie, it should definitely be with someone that you could work quite close-by, and someone that also knew my style…
…an independent movie.
Yeah, because I am not good at doing like big symphony, Hollywood string stuff, and that’s not what I want to do for a film score, but it could definitely be fun, one day maybe, to try it again.
Obverse esce il 27.09.2019 su doppio LP, CD e digitale.
Tracklist:
01. / A1. Cold Comfort (feat. Rachel Goswell of Slowdive) 02. / A2. Church Of Trees
03. / B1. In The Garden (feat. Lina Tullgren)
04. / B2. Foggy Figures
05. / B3. Blue September (feat. Lisbet Fritze)
06. / C1. Trnt
07. / C2. One Last Kiss To Remember (feat. Lisbet Fritze) 08. / D1. Sleeper
09. / D2. Try A Little (feat. jennylee of Warpaint)
10. / D3. Giants
Grazie a Daniele Morossi per la supervisione della trascrizione e della traduzione.
Thanks to Daniele Morossi for supervising the transcription and translation.
by Christopher Scherlich