In attesa dell’uscita del suo secondo album, il produttore e DJ malese Tzusing si avvale della collaborazione di Jesse Kanda per il video del nuovo singolo estratto dal full-lenght “偶像包袱 (IDOL BAGGAGE)”, un vero e proprio gioiellino proveniente dall’oriente.
La paura è un tema musicale che trascende il genere artistico. Tzusing, in questo pezzo rilasciato il 13 Marzo 2023, affronta l’argomento dalla sua prospettiva: ”Questo non è sangue che cola dai teschi, sono pensieri a fuoco rapido che perforano la mente”.
Con quest’ultima affermazione, non possiamo non pensare all’incredibile chimica venutasi a creare tra il producer e l’artista giapponese Jesse Kanda: due realtà orientali che si fondono per creare chicca assodata.
Anche Jesse Kanda ci ricorda come la paura sia familiare a tutti i generi artistici: secondo quest’ultimo, ad esempio, più l’interno del nostro corpo risulta bello più ne abbiamo paura; secondo Kanda infatti “i confini tra mondo esteriore e interiore devono essere distrutti” (pensiamo, ad esempio, all’interno della bocca di Björk diretto dall’artista nel 2015 per il video di “Mouth Mantra”). Parlando del concetto alla base del video, Jesse spiega:
偶像包袱 (Idol Baggage) è un pezzo strabiliante, dove risaltano le risate maniacali e le vibrazioni provocate dalla sala da ballo, in un quadro folle come da tema per quello che sarà tutto l’album che anticipa.
La traccia è il secondo singolo estratto da “绿帽 GREEN HAT”, nuovo album di Tzusing, in uscita il 31 Marzo 2023 per PAN di Bill Kouligas, una delle più importanti etichette discografiche degli ultimi 10 anni, che con la sua estetica glaciale e futuristica ha pubblicato dei dischi fondamentali per la scena elettronica. Tzusing collabora con PAN anche nel 2019, al fianco di M.E.S.H. per l’uscita di “Split”.
Il titolo dell’album fa riferimento ad una storia cinese risalente alla dinastia Tang (IX secolo circa) secondo cui, se un uomo indossa un cappello di color verde viene tradito dalla propria donna: l’album sottolinea il disagio maniacale della musica dance, mettendolo in parallelo con lo stress dell’infedeltà.
Stando a quanto riportato dalle informazioni che anticipano la release, , 绿帽 GREEN HAT “medita sulla complicata storia dell’eteronormatività patriarcale della Cina e su come questi doppi standard arcaici continuino a dominare la cultura in modi pervasivi, spesso invisibili. Anche nei circoli progressisti, l’inadeguatezza maschile interiorizzata e la sua inevitabile proiezione di possessività e aggressività è stata spazzolata sotto il tappeto, quindi affrontandola frontalmente, Tzusing tenta di mettere in discussione queste strutture usando un livello di ansia estetica e intensità tematica difficile da ignorare”.
Le tracce di 绿帽 GREEN HAT:
- Introduction 01:53
- 趁人之危 (Take Advantage) 04:15
- 偶像包袱 (Idol Baggage) 03:46
- Muscular Theology 02:50
- 孝忍狠 (Filial Endure Ruthless) 02:57
- Balkanize 04:33
- Interlude 02:06
- Clout Tunnel 05:01
- Exascale 03:38
- Gait 05:24
- 戴綠帽 (Wear Green Hat) 02:04
- Residual Stress 04:08
I ritmi dell’album sono pulsanti: Tzusing vuole qui riunire un po’ tutte le sue inclinazioni, partendo da suoni dancefloor per arrivare a melodie stranianti che invece ricordano una realtà fantascientifica di un manga giapponese tramite disparate tecniche narrative (come i vocaloid).
In “趁人之危 (Take Advantage)”, Tzusing sintetizza il famigerato ringhio di Daniel Day Lewis nei panni de Il petroliere, dall’omonimo film di Paul Thomas Anderson (“There Will Be Blood” il titolo originale). Il petroliere rappresenta l’oscurità alla base della mascolinità americana, e Tzusing ne sta tracciando un parallelo diretto con la mascolinità cinese.
“Muscular Theology” sembra si disorienti tra suoni disgregati house e techno, paradossalmente richiamando invece una coesione, senza confini. “孝忍狠 (Filial Endure Ruthless)”, primo singolo estratto, si rivela sorprendentemente funk.
“Exascale” è una vera e propria sequenza di exalation, come da nome. Ritmi downtempo invece caratterizzano “Clout Tunnel”, una produzione che ci trasporta in un climax di soffocante follia.
“Gait” è una sorta di colonna sonora da anime adattata ad un club mentre “Residual Stress”, traccia finale, si crea la sensazione che il produttore abbia davvero trovato il suo ritmo, una velocità da paura.
Il misto di trauma e insoddisfazione per lo stato attuale delle cose e le enormi influenze orientali le ritroviamo anche nell’ album di debutto di Tzusing: “東方不敗 (In un attimo mille colpi)”, uscito i primi mesi del 2017, che ci rende immediatamente consci di quanto Tzusing sia unico nel suo genere.
“東方不敗 (In un attimo mille colpi)” si basa sul personaggio di un romanzo di Jin Yong (“The Smiling, Proud Wanderer” – la copertina del disco ritrae Brigitte Lin che ne ha vestito i panni nell’adattamento cinematografico): Dongfang Bubai (letteralmente: “l’invincibile Oriente”), uno spadaccino che si castra per imparare una potente tecnica di combattimento.
L’album trasuda cultura asiatica non solo da un punto di vista didascalico ma anche musicale.
Questo full-lenght è diverso dai brani dance/industrial usciti precedentemente, è più alienante, non rientra nei canonici schemi della techno/acid house e risulta più sperimentale: Tzusing riesce a dare ad ogni suono il suo spazio e si dimostra capace ad elaborare diversi input per produrre qualcosa di completamente nuovo, mai sentito prima; la creazione, alla fine, è sempre figlia delle influenze artistiche.
Ciò che salta all’orecchio sono le linee di basso heavy industrial (che producono un groove melodico ed emozionante, oscuro e sconvolgente), unite al suono rielaborato delle cornamuse e alla manipolazione di molti campioni asiatici (come il “Kekak”, una forma di danza indù balinese).
Alcuni elementi musicali orientali riescono ad esprimere emozioni e sentimenti diversi da quelli di ispirazione occidentale e l’educazione asiatica dell’artista si avverte tutta: lo sfondo inquietante di un futuro tetro dove non si osa sovvertire le strutture di potere.
Ma chi sono questi artisti figli dell’Oriente?
Il produttore e DJ malese Tzusing (nome reale ignoto), risiede in Asia Orientale tra Taipei e Shangai, cresciuto in diverse realtà che lo hanno visto vivere tra Singapore, Chicago, Taiwan, Shangai e San Diego.
Il suo bagaglio culturale fortemente eclettico si avverte pienamente nella sua musica, protagonista di un misto tra ritmi occidentali e orientali: le sue jam, le sue composizioni, i suoi remix, i suoi dj set lo rendono uno dei personaggi più entusiasmanti della scena industral techno, per quanto cercheremo di evitare di porlo sotto una determinata etichetta, date le numerose influenze al di là della cerchia EBM/industrial.
Tzusing inizia la sua carriera musicale a Chicago, su SoundCloud e Bandcamp ritroviamo numerose tracce da club degli anni 2000, principalmente trip hop (sua prima “ambizione”, influenzato dai Portishead) mescolato ad industrial techno. Finisce in Cina per motivi di lavoro (gestisce, nel frattempo, un’azienda di componenti di biciclette) e viene promosso come DJ resident al The Shelter di Shangai, realtà di cui il produttore va legittimamente molto fiero.
Il primo EP di Tzusing è già un successo: “A Name Out Of Place Pt.” I esce verso la fine del 2014 tramite l’etichetta discografica L.I.E.S., seguito da altri due EP (“A Name Out Of Place Pt. II” e “A Name Out of Place Pt. III”), sempre tramite la stessa etichetta.
Nel 2017 esce il suo album di debutto 東方不敗 (In un attimo mille colpi)”, mentre nel 2021 fonda l’etichetta discografica “Sea Cucumber”.
Le date dei prossimi mesi includono alcuni dei festival elettronici internazionali più importanti, tra cui Waking Life (Portogallo), Nuits Sonores (Francia), Rewire (Paesi Bassi) e Dekmantel (Paesi Bassi).
Jesse Kanda è un artista visivo e musicista, noto per le sue opere surrealiste e scultoree, moderne e gotiche (sculture 3D, dipinti digitali e geometrie aliene che si contorcono in forme deformate). Nasce in Giappone e cresce in Canada, facendo combaciare entrambe le culture nella sua arte. Negli ultimi anni ha creato copertine di album e video musicali per Arca, Björk e FKA twigs.
Jesse scolpisce lo spettro di emozioni che trasforma il dolore in bellezza: con le sue opere oscilla tra oscurità e luce. Troviamo dinamismo, movimento e armonia nella raffigurazione di corpi distorti; lo scopo è quello di presentare cose ritenute “ripugnanti” come qualcosa di bello, perché non esiste motivo per cui esse siano definite “brutte”: possiamo ben dire che ci riesce.
Negli ultimi anni l’artista ha sviluppato un proprio progetto musicale sotto il nome d’arte “Doon Kanda”, transizione eterea e sperimentale.
Giulia Fiorentino