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Anche quest’anno l’Ortigia Sound System si conferma il festival dove ballo e archittettura si fondono in una splendida isola baganta dallo Ionio, Ortigia.

È difficile ritornare alla vita quotidiana lontana dalla splendida Ortigia, sopratutto dopo un’edizione di Ortigia Sound System (OSS) come quella di quest’anno.

Conosco quei vicoli come le mie tasche, ci sono nata e cresciuta. Ho supportato il festival fin dal 2014, appoggiando le idee quasi “scellerate” degli organizzatori: fare un festival all’interno di un’isola che è patrimonio dell’Unesco e credetemi, non è per niente facile. Ma è proprio questa la sua particolarità. 

“OSS è nato grazie all’intuizione di due studenti universitari, Enrico Gambadoro e Benedetto D’Antoni, rimasti folgorati dalla bellezza dell’isola, dei suoi vicoli, dell’odore e della gente che ci abita.”

ci racconta Alessandro Azzaro in arte Jah Sazzah, percussionista, producer, artista.

“In quel periodo ero in tour ma avevo base a Siracusa e proposero a me e Fabio Modicano, veterano di quest’isola, di lanciarci in questa folle avventura. Ci siamo impegnati e abbiamo sempre creduto nel progetto di poter unire le antichità della barocca Ortigia all’ottima musica, ottenendo un festival di eccellenza all’interno di uno scenario difficile da trovare in giro per il mondo. Dopo aver fondato OSS nel 2014 la mia avventura da socio è continuata fino all’edizione del 2017. Durante questi 7 anni, ho avuto anche il piacere di esibirmi con diversi progetti e l’intenzione rimarrà tale nel tempo. Questo festival è magia, sentimento, accoglienza. Si sta bene, si vive bene l’isola e si ha la possibilità di connettersi con un ambiente aperto e voglioso di buone vibrazioni. OSS si deve vivere e consiglio a tutti di farlo.”

L’ultimo mio Ortigia Sound System è stato proprio nel 2017, l’anno dopo lasciai definitivamente l’isola per trasferirmi a Bologna. Ricordo quei giorni come se fossero ieri, nomi raffinati della scena elettronica e avant-pop mondiale: le esibizioni di Mount Kimbie, Sevdaliza, il concerto a largo del porto di Siracusa di Erlend Øye, un potentissimo Baba Stiltz, sorrisi, abbracci, corpi che ballano illuminati da una luce calda avvolgente dei lampioni di Ortigia, stranieri e noi “persone del luogo” che ci mischiavamo per muoverci come un’unica massa fluida e danzante.

Foto di Letizia Cigliutti

L’OSS e lo spazio senza tempo

Mancavo proprio da quell’edizione e avevo dentro un po’ di timore di ritornare, non volevo che quei ricordi bellissimi cambiassero, che lo trovassi mutato in qualcosa che lo discostasse troppo da ciò è davvero. Ma quando ho superato il ponte Umbertino, che unisce la città di Siracusa al suo quartiere-isola Ortigia, ho sentito nell’aria quel profumo di casa e mi si è aperto un sorriso che non mi ha più lasciata.

I vicoli, i rioni, gli anfratti, le strade, i balconi pullulano di gente felice con un’energia tale da invadere il loro cammino e risplendere di luce propria. Ortigia è un quartiere bellissimo costruito tutto in pietra arenile, il bianco delle case risplende magnifico illuminando tutto ciò che la circonda, gente compresa. 

L’Ortigia Sound System porta una ventata particolare sull’isola, c’è un risveglio delle anime incredibile, Ortigia diventa un villaggio a tutti gli effetti. Per una settimana ci si incontra al supermercato, tra i locali nascosti delle vie o la mattina a fare colazione come se abitassimo tutti lì da sempre. Un’esperienza totalizzante che coinvolge tutti, anche chi tra quelle vie ci abita davvero. Questa è la sensazione che le persone vivono, la possibilità di incontrare e confrontarsi con gente nuova, di vivere l’esperienza del festival anche fuori dal festival stesso: è questa la magia, la vera comunità.

Inizia tutto il mercoledì con il dj set di Bawrut e di Scott Fraser dai Fratelli Burgio al porto, chiosco più gettonato della zona, direttamente sul lungomare del porto turistico di Ortigia che, accarezzato dalla brezza marina, è luogo ideale per iniziare a scuotersi.

Dal giovedì alla domenica, verso ora di pranzo al Mercato di tutti i giorni, il collettivo OIAMedia intervista gli artisti protagonisti dell’OSS, mentre un popolo affamato divora il pranzo e programma la propria serata scambiando idee e consigli con gli sconosciuti seduti al loro fianco su come riuscire a raggiungere l’after. La prima serata è all’Antico Mercato: Hunee ha ufficialmente aperto il festival affermandosi senza ombra di dubbio uno degli artisti più talentuosi di questa edizione. Un artista empatico, capace di entrare in totale connessione con le persone, mischiando generi diversi con una fluidità tale da renderli quasi un’unica traccia. Suoni mistici a volte, con un tono caldo africano, adatto ad accompagnare il dancefloor visibilmente infuocato e curioso di scoprire cosa gli verrà riservato nei giorni successivi.

Ogni mattina il risveglio muscolare è scandito dalla musica eclettica del LIDO OSS con i suoi ospiti come Kavita, Mr Bongo, Keep Vinyl Alive, Donna Leake, Marco Buscema, Andrea Normanno, Marco Mistical, che deliziano i bagnanti in cerca di fresco ristoro, con selezioni musicali calde, esotiche, variabili dai toni afro al sound più ricercato e, perché no, anche un po’ dub.

foto di Stefano Mattea

 Anche se non ci sono stati quest’anno i meravigliosi e memorabili Boat Party OSS , Il Lido OSS è stato uno delle location più calienti del festival, mischiando artisti dell’isola con nomi internazionali.

foto di Bianca Burgio

Tornando verso le proprie abitazioni, ci si ferma da Malamore, negozio di dischi ed una delle location scelte dagli organizzatori per ospitare Bawrut, Analog Africa, Mr Bongo durante le ore pomeridiane.

“Malamore ha proposto una collaborazione ad Oss per la creazione di un format video che si incentrasse sull’arte del digging” mi racconta Federico Zanghì, socio di Malamore. “Abbiamo scelto i nomi che ci sembravano più adatti ed abbiamo proposto la cosa a Carhartt Wip Italia che ha sposato immediatamente il progetto. Lo store esiste da un anno e, anche se è una piccola realtà, abbiamo raccolto molte soddisfazioni durante i giorni del festival. Con Giulio, Lucio (Nu Genea) e Mirko desideravamo creare un luogo che convogliasse tutte queste energie e che permettesse un confronto e una collaborazione fra loro. L’esperienza unica ed incredibile che Ortigia regala durante quella settimana, nonostante qualche errore organizzativo che può accadere e qualche difficoltà anche logistiche dell’isola, lascia nella persona che l’accoglie un ricordo indelebile e magico ed in un modo o nell’altro ritornerà. Conosco molti artisti, musicisti professionisti che hanno scelto Ortigia per trasfersi in pianta stabile, alcuni anche dopo qualche edizione dell’ OSS.”

La sera le vibrazioni del Castello Maniace si propagano per tutta l’isola attirando visitatori occasionali locali e non, impossibilitati ad entrare per un immediato sold out di tutte le date previste. Il castello raggiunge il suo apice di affluenza e gli Overmono ne approfittano per far letteralmente esplodere la massa con un live dai bassi potenti che emana vibrazioni positive. Da Lyra Pramuk ai Tangerine Dream, da Nihiloxica ad un potente Call Super b2b Shanti Celeste, ecco i protagonisti che hanno solcato il palco del Castello Maniace accompagnati da visual degni dei più grandi festival europei.

foto di Giacomo DeCaro

Qualche imprevisto, come l’esibizione di Anz cancellata per problemi logistici e un repentino cambio di orari di chiusura del festival dettato all’ultimo minuto dalla giunta comunale, non ha però scoraggiato l’enorme massa ben riscaldata di clubber a trasferirsi verso l’after all’EX KM0 (location? voto mille).

foto di Giacomo De Caro

L’energia coinvolgente e libera che si respira unita allo splendido lavoro svolto dagli organizzatori e dagli addetti ai lavori (nel creare un palco da un effetto scenico totalmente in sincronia con il nascere del sole), hanno fatto sì che tutti ci sentissimo davvero parte integrante di questo bellissimo viaggio elettronico. Si può ancora sentire il sole scaldare lentamente la pelle mentre John Talabot, dopo ore di dj set magnifico, durante l’after lascia il posto ad una timida ma ballerina Eva Geist.

Foto di Letizia Cigliutti

Numerosi invece gli abbracci (finalmente possiamo ritornare ad abbracciarci e a dirlo!) e i sorrisi scambiati durante il b2b tra Paquita Gordon e un elegantissimo Francesco del Garda.

Foto di Giacomo De Caro

Tornare a vivere quelle albe stato un po’ il simbolo del ritorno nel luogo dove si erano lasciate le cose per riprenderle e proseguire il cammino, certi che le prossime edizioni non potranno che essere ancora più emozionanti. Grazie a questa potenza umana chiamata Ortigia Sound System per aver reso “la mia” Ortigia magica e senza tempo, come i miti che la circondano e la raccontano.

 

Foto di Giacomo De Caro

Un ringraziamento va anche a Alessandro, Fulvio, Federico, Loris, Glenda e a tutti gli amici e amiche che hanno condiviso con me la loro esperienza.