Il film diretto da Kevin Smokler e Christopher Boone cerca di raccontare attraverso interviste a negozianti ed appassionati la curiosa nuova tendenza che sta caratterizzando il mercato discografico americano e che vede il vinile protagonista.
A causa dell’odierna rivoluzione digitale che sempre più influenza le nostre abitudini e il nostro modo di pensare, interi oggetti un tempo estremamente popolari ed insostituibili hanno subito un forte declino sul piano della popolarità. Il vinile, vero e proprio status-symbol del mondo musicale, è senz’altro uno degli elementi che più ha sofferto l’avvento delle nuove tecnologie.
Grazie a piattaforme come Spotify ed Apple Music piuttosto che YouTube o SoundCloud, il modo di ascoltare musica è cambiato radicalmente. Al giorno d’oggi è infatti poco comune passare ore intere in un negozio di dischi; la maggior parte di noi preferisce creare gratuitamente (o a cifre irrisorie) una playlist sul proprio telefono ed avere i propri brani preferiti sempre a portata di mano, una comodità che il vinile non potrà mai offrire.
Cosa spinge ancora oggi milioni di persone a recarsi in un negozio di dischi per comprare dei vinili?
Innanzitutto è bene ricordare che il disco in vinile è l’unico modo per possedere fisicamente la musica: le sensazioni che dà l’avere un disco in mano non sono minimamente paragonabili ad un album in formato digitale. Il suono della puntina sul disco è unico, la cura è fondamentale per mantenere intatta la qualità del suono. L’esperienza di ascolto stessa è differente: se nella nostra playlist siamo spesso tentati di skippare selvaggiamente da una brano all’altro, con il vinile si crea una sorta di magia capace di farci ascoltare il disco dall’inizio alla fine.
Come ribadito in precedenza, il vinile è senza dubbio una dei simboli che meglio rappresentano il mondo musicale. Ha accompagnato intere generazioni e la maggior parte di noi si è avvicinata a questo mondo proprio grazie ai primi dischi che mamma o papà ci facevano ascoltare ancora bambini. Un vinile non raccoglie solamente canzoni, è una calamita di emozioni e ricordi che con il passare del tempo andrebbero dimenticati se non venissero rievocati dai suoi microsolchi.
Gli artwork di copertina sono un altro motivo per cui ancora oggi moltissimi appassionati continuano ad acquistare la copia fisica. La cover di un disco è fondamentale: un sottile gioco di allegorie ed arti visive mirato a riassumere il concept dell’intero album.
Sono molte le domande a cui “Vinyl Nation” cerca di rispondere: Il ritorno del vinile ha reso il mondo dei fan più inclusivo o divisivo? In che modo questa seconda vita del vinile sta cambiando il modo in cui ascoltiamo la musica e quello con cui ascoltiamo l’un l’altro?
La data d’uscita del docu-film è ancora incerta, probabilmente entro la fine dell’anno.
Di seguito il trailer di “Vinyl Nation”: