Immergiamoci in “VISION”, il nuovo progetto di Hunter/Game raccontato dai suoi autori.
Una visione che si materializza nel profondo del nostro subconscio, che non punta a universi avveniristici o mondi cyberpunk, ma che vuole alimentare il legame con la realtà. VISION è «un sogno ad occhi aperti», e gli Hunter/Game sono riusciti a riporre in noi la voglia di sognare, di esplorare la nostra mente con il nutrimento dell’anima: l’arte. Un concetto che in questo nuovo disegno racchiude molteplici sfumature e chiavi di lettura.
Gli Hunter/Game con VISION aggiungono un tassello all’evoluzione artistica di una carriera iniziata più di dieci anni fa, ma che non vuole smettere di crescere. Un album intimo, personale e riflessivo, che parla ad ogni ascoltatore nella sua unicità e che nasce insieme all’omonimo A/V show, sia nel nome che negli intenti.
Martino Bertola ed Emmanuele Nicosia (Hunter/Game) non si esprimono solo attraverso le produzioni, bensì nella storia del genere lasciano una traccia ancora più potente con la loro etichetta discografica Just This. Questo lato della natura di Hunter/Game da diversi anni è curato nello specifico da Emmanuele, che ha lasciato gli eventi live al suo gemello Martino. Una dicotomia armoniosa in un progetto prezioso e orgogliosamente italiano.
In occasione dell’uscita del nuovo album abbiamo voluto farci raccontare VISION dal punto di vista privilegiato dei suoi autori, con le parole di Martino Bertola. L’intervista:
Ciao Martino, bentornato su Parkett. L’uscita del nuovo album VISION segna la fine dell’attesa e l’inizio simbolico di un progetto a cui avete lavorato molto. È il momento più importante per gli Hunter/Game?
Ciao! Siamo alla prima settimana dall’uscita del nostro nuovo album e sono davvero felice di vederlo finalmente in giro. Devo dire che non c’è stato un momento più importante di altri nella storia di questo progetto: ogni fase ha contribuito a un percorso di crescita che ci ha resi quello che siamo oggi.
Possiamo definire questa tappa la più matura, una fase in cui abbiamo maggiore consapevolezza di ciò che facciamo e di come tradurre il nostro gusto e la nostra estetica nella musica e nelle produzioni. L’evoluzione è un elemento fondamentale nell’arte; si inizia con ingenuità, ma a poco a poco si padroneggiano gli strumenti a disposizione. Pubblicare un album rappresenta sicuramente un punto culminante nella nostra carriera, così come lo fu, all’epoca, l’uscita di Adaptation su Kompakt.
Volevate realizzare qualcosa di attuale e anche senza tempo. Possiamo dire di trovare l’attualità nel progetto A/V, e la capacità di essere senza tempo data dalle emozioni che i brani trasmettono e alla loro composizione. Ma quando, come e da cosa nasce VISION?
VISION è un progetto nato grazie a due fattori fondamentali avvenuti alla fine del 2023. Il primo è stato l’incontro con Alex (Sailor and I), grazie al quale abbiamo potuto entrare in contatto anche con i cantanti che hanno collaborato a questo album. Avevamo alcune tracce che volevamo far interpretare, e quando abbiamo inviato la prima, Stars, a Noah Kulaga, ci siamo subito resi conto di avere tra le mani qualcosa di diverso rispetto alla musica da club che avevamo prodotto negli ultimi anni.
Qualche settimana dopo, insieme alla band tedesca Ramverk, abbiamo completato Last Hour, trovando così il filo conduttore: brani che trascendessero la musica che avevamo proposto ultimamente, ispirandosi a sonorità più pop/indie e ad arrangiamenti più concisi, non necessariamente destinate alla performance in un club.
Il secondo fattore è stato l’incontro casuale, a Lugano (dove vive Emmanuele), con il team di Valuart. La loro proposta artistica rispecchiava perfettamente l’estetica che volevamo per l’album: grafiche e animazioni d’impatto, ma non distopiche, capaci di evocare piuttosto una sorta di sogno ad occhi aperti in pieno giorno.
L’album è uscito venerdì 25 ottobre, ma VISION inizia con la release del singolo Stars – con grande remix di Mano Le Tough – a maggio scorso. Cosa vi ha trasmesso questo brano per renderlo “episodio pilota” del progetto?
Come accennato, questa traccia ha segnato un nuovo approccio al nostro lavoro musicale. La voce si integrava perfettamente con la parte strumentale e, con il riferimento alle stelle e agli elementi naturali, rifletteva esattamente ciò che volevamo trasmettere. Abbiamo chiesto a Mano di realizzare un remix, e dopo qualche settimana ci ha presentato la sua interpretazione, di cui siamo rimasti davvero soddisfatti. La sua versione era perfetta per essere suonata in un club: elegante e al tempo stesso con una personalità distinta dall’originale.
Prendendo in esame la cover dell’album e prima ancora degli EP, è evidente il filo conduttore dell’idea visuale. Luoghi naturali in notturna con la presenza di suggestivi fasci e corpi luminosi che danno vita agli scenari, come la musica che accende le notti nei club in giro per il mondo. Da dove viene l’ispirazione fra il naturale e l’estetica della luce? E a voi queste immagini cosa trasmettono?
Fin dagli inizi di Hunter/Game, ci siamo sempre ispirati alla natura, alla montagna e al minimalismo. Il lavoro di Giorgio Fazio sulle grafiche di VISION riflette pienamente la nostra estetica. Desideravamo qualcosa che si distinguesse dalle mode del momento, capace di diventare subito senza tempo. Invece di seguire un’estetica urbana, artificiale e distopica, abbiamo scelto di sognare ad occhi aperti. Anche la nostra musica è espressione di questo mondo, e con queste grafiche e animazioni siamo riusciti a comunicare il messaggio che era già insito nel progetto. Abbiamo seguito il nostro istinto, evitando tendenze passeggere, e costruito un filo conduttore che lega audio, video, nomi e immaginario visivo.
Già prima di VISION, la nostra estetica era definita, grazie anche al lavoro svolto in oltre dieci anni con la nostra etichetta Just This. Con VISION, abbiamo semplicemente rimodernato e sviluppato il concetto in una chiave più contemporanea.
La prima assoluta del vostro A/V show VISION è andata in scena l’11 ottobre al Club EartH di Londra, in collaborazione con fabric. La scelta di un luogo che possiamo definire intimo e contenuto è per far sì che i partecipanti potessero vivere meglio l’esperienza e ottenere così una solida fusione tra ambiente, artista, musica e pubblico? Condizione che il più delle volte durante un evento A/V è sporadica data la forte presenza degli smartphone. Qual è la tua visione a riguardo?
Non ho un’opinione precisa. Non sono contrario a ciò che le persone scelgono di fare per divertirsi; ognuno è libero di vivere il proprio divertimento come preferisce. Diciamo che la fruizione può essere guidata dai contenuti. Il club di Londra, come dicevi, è intimo, scuro, e ha un’atmosfera underground con un’architettura essenziale. Vogliamo proporre una musica continua e groovy, senza momenti catartici, che segua piuttosto un flusso puro da club.
La scelta di avere un pioniere come Talabot ad aprire lo show è significativa, proprio per trasmettere questa visione: una musica avvolgente, senza troppi break, che permetta alle persone di immergersi nel mondo che vogliamo creare. Le nostre grafiche, inoltre, devono essere al servizio della musica e non viceversa; il pubblico dovrebbe entrare nel mondo di VISION, lasciandosi ipnotizzare dalla musica, dalla struttura del club e naturalmente anche dalla parte visuale.
Leggi tutte le nostre interviste nella sezione dedicata del nostro sito.
Nel panorama contemporaneo dell’elettronica live gli eventi audio-visuali sono i più popolari, e richiedono un grande sforzo che va al di là della “sola” musica. Necessita di un gruppo di lavoro composto da professionisti provenienti da molteplici settori che si intersecano per creare la ormai nota esperienza immersiva. Com’è stato per voi lavorare con un’artista ad hoc come Giorgio Fazio che ha curato la direzione creativa di VISION? Come si relaziona la produzione musicale con quella dell’arte digitale? Preferite concentrarvi prima su un singolo aspetto o è giusto che debbano essere realizzati in sincrono?
Realizzare un progetto come questo è un po’ come fare un film: ci sono comparti di lavoro specifici, e ognuno deve fare la sua parte senza interferire nel lavoro altrui. Come artista musicale, mi sono concentrato esclusivamente sulla musica, lasciando a Giorgio totale libertà creativa per le grafiche. Non amo limitare la creatività di un altro artista, e lo comprendo bene, perché non vorrei mai che qualcuno mi dicesse come fare la mia musica.
Naturalmente, come Hunter/Game, dobbiamo agire anche come registi, supervisionando tutti gli aspetti del progetto: dal timing al modo in cui comunichiamo ogni elemento al nostro pubblico. È essenziale mantenere un flusso di lavoro continuo e decidere come, quando e perché trasmettere certi messaggi. Per le visual, come ho detto, credo sia fondamentale circondarsi di persone che abbiano una visione simile alla tua del processo creativo, senza dirgli cosa fare, ma collaborando in simbiosi con il loro lavoro.
Prima dell’uscita dell’album completo, il 4 ottobre avete pubblicato All I Wanted EP, che contiene tutte le tracce presentate in anteprima. Ascoltandole noto come mi portino in una dimensione più emotiva e privata del dancefloor. Da sempre Hunter/ Game ha grande interesse per le emozioni dietro la melodia e il kick, e in questo caso sembra che ci sia voluti concentrare più sul far emozionare che sul far ballare. È un’analisi condivisa?
Queste nuove tracce sono pensate per un ascolto più intimo, preferibilmente a casa, con le cuffie, piuttosto che in un club. Abbiamo scelto arrangiamenti più brevi e concisi, concentrati non sul mixaggio da club ma sull’espressione emotiva. Inoltre, abbiamo dato ampio spazio alle parti vocali, che sono numerose e rivestono un ruolo importante. Anche i suoni dei sintetizzatori e delle drum machine sono stati selezionati con cura: onirici e melodici, invitano la mente a un viaggio nelle sue profondità più inconsce, o almeno questo era il nostro intento.
Viviamo un periodo che per Hunter/Game è molto importante, come per la vostra Just This. Cosa dobbiamo aspettarci in futuro dalla vostra etichetta, che vanta più di 10 anni di successi? Seguirete lo stesso percorso o è qualcosa che rimarrà “gelosamente” vostro?
Negli anni Just This è diventata una label che utilizziamo sempre di più per pubblicare le nostre tracce e progetti. Coinvolgiamo amici e collaboratori che condividono una visione simile o che incarnano l’estetica che cerchiamo di esprimere come Hunter/Game nel panorama musicale. È più una boutique label: non puntiamo ad avere un calendario ricco di uscite, ma preferiamo costruire un network di amici e colleghi che possano diventare una vera famiglia. Per noi è fondamentale mantenere la label autentica, lontana da hype e tendenze passeggere.
Dopo VISION, abbiamo in programma due pacchetti di remix con contributi di Adana Twins, Gespona, Argia e Sailor and I. Successivamente, vedremo quale direzione intraprendere, sempre senza fretta, ma continuando a proporre musica di qualità.
ENGLISH VERSION
Let’s dive into “VISION”, the new Hunter/Game project as presented by its authors.
A vision that materialises in the depths of our subconscious, that does not aim at futuristic universes or cyberpunk worlds, but wants to nurture the connection with reality. VISION is a daydream, and Hunter/Game have succeeded in restoring the desire to dream, to explore our minds with the nourishment of the soul, art. A concept that in this new design encompasses multiple nuances and keys to interpretation.
With VISION, Hunter/Game add a piece to the artistic evolution of a career that began more than ten years ago, but that does not want to stop growing. An intimate, personal and reflective album that speaks to each listener specifically and that was born together with the eponymous A/V show, both in name and intent.
Martino Bertola and Emmanuele Nicosia (Hunter/Game) do not only express themselves through productions, but in the history of the genre they leave an even more powerful mark with their record label Just This. This side of Hunter/Game’s nature has for several years been specifically taken care of by Emmanuele, who has left the live events to his twin brother Martino. A harmonious dichotomy in a valuable and proudly Italian project.
On the occasion of the release of the new album, we wanted to hear VISION from the privileged point of view of its authors, in the words of Martino Bertola. The interview:
Hi Martino, welcome back to Parkett. The release of the new album VISION marks the end of the wait and the symbolic beginning of a project you have worked hard on. Is this the most important moment for Hunter/Game?
Hi! We’re in the first week since the release of our new album and I’m really happy to finally see it out. I have to say that there hasn’t been a more important moment than any other in the history of this project: each stage has contributed to a path of growth that has made us what we are today.
We can call this stage the most mature, a stage in which we have a greater awareness of what we do and how to translate our taste and aesthetic into music and productions. Evolution is a fundamental element in art; you start out naively, but little by little you master the tools at your disposal. Releasing an album is definitely a highlight in our career, as was the release of Adaptation on Kompakt at the time.
You wanted to make something topical and also timeless. We can say that we find timeliness in the A/V project, and the ability to be timeless given by the emotions the songs convey and their composition. But when, how and from what was VISION born?
VISION is a project born thanks to two fundamental factors that occurred in late 2023. The first was meeting Alex (Sailor and I), thanks to whom we were also able to get in touch with the singers who collaborated on this album. We had a few tracks we wanted to have played, and when we sent the first one, Stars, to Noah Kulaga, we immediately realised that we had something different on our hands than the club music we had been producing for the past few years.
A few weeks later, together with the German band Ramverk, we completed Last Hour, thus finding the common thread: tracks that transcended the music we had been playing lately, inspired by more pop/indie sounds and more concise arrangements, not necessarily intended for club performance.
The second factor was a chance meeting, in Lugano (where Emmanuele lives), with the Valuart team. Their artistic proposal perfectly mirrored the aesthetics we wanted for the album: graphics and animations with impact, but not dystopian, rather evoking a kind of daydream in broad daylight.
The album was released on Friday 25 October, but VISION began with the release of the single Stars – with a great remix by Mano Le Tough – last May. What did this track give you to make it the ‘pilot episode’ of the project?
As mentioned, this track marked a new approach to our musical work. The vocals perfectly complemented the instrumental part and, with the reference to the stars and natural elements, reflected exactly what we wanted to convey. We asked Mano to make a remix, and after a few weeks he presented us with his interpretation, which we were really pleased with. His version was perfect to be played in a club: elegant and at the same time with a personality distinct from the original.
Looking at the cover of the album and before that the EPs, the common thread of the visual idea is evident. Natural places at night with the presence of striking beams and luminous bodies that bring the scenery to life, like the music that lights up the nights in clubs around the world. Where does the inspiration between the natural and the aesthetics of light come from? And what do these images convey to you?
Since the beginning of Hunter/Game, we have always been inspired by nature, mountains and minimalism. Giorgio Fazio’s work on the VISION graphics fully reflects our aesthetic. We wanted something that would stand out from the fashions of the moment, capable of becoming instantly timeless. Instead of following an urban, artificial, dystopian aesthetic, we chose to daydream. Our music is also an expression of this world, and with these graphics and animations we managed to communicate the message that was already inherent in the project. We followed our instincts, avoiding passing trends, and built a thread linking audio, video, names and visual imagery.
Even before VISION, our aesthetic was already defined, thanks in part to the work done over more than ten years with our label Just This. With VISION, we simply modernised and developed the concept in a more contemporary key.
The premiere of your A/V show VISION took place on 11 October at Club EartH in London, in collaboration with fabric. Was the choice of a venue that we can define as intimate and contained so that the participants could better experience the show and thus achieve a solid fusion between environment, artist, music and audience? A condition that most of the time during an A/V event is sporadic due to the strong presence of smartphones. What is your view on this?
I don’t have a definite opinion. I am not against what people choose to do for fun; everyone is free to experience their entertainment as they prefer. Let’s say that enjoyment can be driven by content. The London club, as you said, is intimate, dark, and has an underground atmosphere with essential architecture. We want to propose continuous and groovy music, without cathartic moments, which rather follows a pure club flow.
The choice of having a pioneer like Talabot to open the show is significant, precisely to convey this vision: enveloping music, without too many breaks, that allows people to immerse themselves in the world we want to create. Our graphics, moreover, must be at the service of the music and not vice versa; the audience should enter the world of VISION, letting themselves be hypnotised by the music, the structure of the club and, of course, the visuals.
Read all our interviews in the dedicated section of our website.
In the contemporary live electronics scene, audio-visual events are the most popular, requiring a great deal of effort that goes beyond ‘just’ music. It requires a team of professionals from multiple fields who intersect to create the now well-known immersive experience. What was it like for you to work with an ad-hoc artist like Giorgio Fazio who handled the creative direction of VISION? How does music production relate to digital art? Do you prefer to focus on a single aspect first or is it right that they should be realised in synchrony?
Making a project like this is a bit like making a film: there are specific work compartments, and everyone has to do their part without interfering in the work of others. As a musical artist, I focused exclusively on the music, leaving Giorgio total creative freedom for the graphics. I don’t like to limit another artist’s creativity, and I understand that, because I would never want someone to tell me how to do my music.
Of course, as Hunter/Game, we also have to act as directors, overseeing all aspects of the project: from the timing to the way we communicate each element to our audience. It is essential to maintain a continuous workflow and to decide how, when and why to convey certain messages. For visuals, as I said, I think it’s essential to surround yourself with people who have a similar vision of the creative process as you do, without telling them what to do, but collaborating symbiotically with their work.
Before the release of the full album, on 4 October you released All I Wanted EP, which contains all the previewed tracks. Listening to them I notice how they take me to a more emotional and private dimension of the dancefloor. Hunter/ Game has always had a great interest in the emotions behind the melody and the kick, and in this case it seems that we wanted to focus more on making people move than on making them dance. Is this a shared analysis?
These new tracks are designed for more intimate listening, preferably at home, with headphones, rather than in a club. We chose shorter, more concise arrangements, focusing not on club mixing but on emotional expression. In addition, we gave ample space to the vocal parts, which are numerous and play an important role. The sounds of the synthesisers and drum machines were also carefully selected: dreamlike and melodic, they invite the mind on a journey into its most unconscious depths, or at least that was our intention.
We live in a period that is very important for Hunter/Game, as it is for your Just This. What should we expect in the future from your label, which boasts more than 10 years of success? Will you follow the same path or is it something that will remain ‘jealously’ yours?
Over the years Just This has become a label that we use more and more to release our tracks and projects. We involve friends and collaborators who share a similar vision or who embody the aesthetic we try to express as Hunter/Game in the music scene. It’s more of a boutique label: we don’t aim to have a calendar full of releases, but prefer to build a network of friends and colleagues that can become a true family. For us, it is crucial to keep the label authentic, away from hype and passing trends.
After VISION, we are planning two remix packages with contributions from Adana Twins, Gespona, Argia and Sailor and I. After that, we will see which direction to take, always without haste, but continuing to offer quality music.